Giappone

Nel Dojo: Zōri (草履)

di  Davide Izzi

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Zōri

Gli zōri (草履) sono delle calzature tradizionali giapponesi e costituiscono anche parte dell’abbigliamento tipico del praticante di arti marziali.

Come sono fatti

Nella versione più classica, chiamati warazōri (藁草履), sono composti da una suola fatta con materiali naturali come paglia di riso o fibre vegetali e da una stringa chiamata hanao (鼻緒) fatta di canapa o anche di tessuto. I Samurai (侍) usavano questo particolare tipo di zōri perché avevano la caratteristica di essere impermeabili, quindi adatti a ogni situazione climatica o per lunghi cammini.

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Warazōri

Erano fabbricati a mano, intrecciando la paglia in una trama che ricorda quella dei tradizionali tatami (畳). Nel tempo i materiali usati sono divenuti sempre più vari, da quelli naturali come la pelle, il sughero, il legno laccato o il velluto, ai più moderni sintetici come la gomma, la plastica, il vinile, o il polistirolo espanso, ma comunque che imitano il modello tradizionale. Non bisogna confondere gli zōri con i geta (下駄) che sono un altro tipo di calzature tradizionali giapponesi. Gli zōri hanno una suola piatta mentre i geta hanno la suola in legno rialzata da due tasselli.

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Geta

Come si indossano

La sagoma della suola è ovale e simmetrica, per cui si può calzare la destra o la sinistra senza differenza, il tallone sporge leggermente dietro, mentre il mignolo non appoggia. La suola si unisce al piede attraverso la stringa a forma di V, che passa tra l’alluce e il secondo dito allacciando il piede ai lati. Talvolta è possibile indossare anche della calze speciali chiamate tabi (足袋), che hanno una forma tale da separare l’alluce dalle altre dita e quindi si adattano perfettamente per calzare gli zōri.

Quando si usano

Generalmente quando si entra in un dōjō (道場) di arti marziali è buona norma lasciare le scarpe all’ingresso e usare gli zōri all’interno dei locali (segreteria, spogliatoio, sala d’attesa, bagni, ecc.) e poi toglierli prima di salire a piedi nudi sul tatami, come avviene ad esempio per le discipline come il jūdō (柔道). Ci sono poi dei dōjō molto tradizionali in cui il pavimento è interamente costituito da legno o parquet e l’utilizzo degli zōri diventa superfluo perché si può camminare  sempre scalzi ad eccezione dei bagni dove ci sono degli zōri comuni che servono appunto per evitare di calpestare un pavimento potenzialmente sporco.

Perchè si usano

La ragione per cui si utilizzano gli zōri in un dōjō, ma anche in altri ambienti, è strettamente legata alla cultura e alle abitudini quotidiane dei giapponesi.

Per i giapponesi gli ambienti si dividono in “sporchi” e “puliti”, questo per due questioni, una puramente pratica e una concettuale. Quella pratica è abbastanza ovvia, lasciando le scarpe all’ingresso si evita di portare in casa la sporcizia raccolta per strada, lo spazio in cui lasciare le scarpe si chiama genkan (玄関).

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Genkan

La ragione concettuale è che per i giapponesi tutto ciò che è al di fuori viene considerato impuro, quindi nel rispetto della sacralità del posto, che sia un dōjō, una casa un tempio, ecc., deve essere lasciato all’esterno. Da questo deriva anche la maniera di posizionare gli zōri, cioè con la punta rivolta verso l’esterno, così da abbandonare preconcetti fuori e poi anche perché è il modo più pratico per calzarle in fretta.

Questa regola di togliersi le scarpe è di fondamentale importanza per loro pertanto non rispettarla significherebbe offendere sia le altre persone presenti che la cultura alla base di questa usanza.

Curiosità

Per fare un esempio di quanto sia spiritualmente importante per i giapponesi questa usanza, chi si suicida lanciandosi da un palazzo o un ponte, prima di farlo si toglie le scarpe.

                                                                                    mata ne…

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